Dal COVID alla prematurità

Sono i primi giorni di febbraio 2020 quando anche in Italia viene trovato il primo paziente COVID.. Nella mia pancia un piccolo fagiolino galleggiava di qua e di la inconsapevole di tutto ciò che passava nella mia testa.. Ero felice al settimo cielo di provare tutto ciò che avevo da sempre desiderato e cercato con tutta la forza dell’amore.. Arrivano in fretta i primi giorni di marzo quando un mio famigliare viene scoperto positivo.. mille paure, mille lacrime, mille preoccupazioni, mille domande alle quali nemmeno il mio fidato ginecologo sapeva dare una risposta certa.. “Non preoccuparti” mi dicevano tutti.. ma durante la quarantena i miei pensieri erano fissi alla mia pancia.. a cosa stesse succedendo, alla mia voglia irrefrenabile di scoprire se io fossi stata contagiata o meno.. ma era tutto impossibile.. i tamponi venivano giustamente utilizzati per chi aveva più bisogno di me, finché non avevi nessun sintomo non venivi minimamente calcolata da nessuno! Una futura mamma spaventata da ciò che nessuno sapeva, incredula di fronte a tutto ciò, lasciata in balia degli eventi.. Ringraziando il cielo finimmo la quarantena senza sintomi e nessuna problematica, almeno fisica, per me.. sì, perché nella mia testa ormai viveva il caos più assoluto.. Ho sempre sognato di vivere la mia gravidanza come qualcosa di sereno e spensierato, da vivere e condividere con le persone che fanno parte della mia vita di tutti i giorni.. invece no.. Ho sempre sognato un servizio fotografico con la mia splendida pancia.. invece no.. Ho sempre sognato il corso preparto e la condivisione di esperienze con le altre mamme nella mia situazione.. invece no.. Ma stiamo tutti bene, è questo che conta..

Lorenzo, prematuro ai tempi del COVID

07 aprile 2020

Prima emorragia.. Corsa in ospedale dove scopriamo che Lorenzo cresce bene ma che inizia un piccolo distacco di placenta per cui riposo assoluto.. sembra uno scherzo dopo un mese chiusi in casa.. Il tuo papà ovviamente fuori dall’ospedale.. Le parole che temevo “ti ricoveriamo qualche giorno” Ecco il primo tampone.. Ecco il primo isolamento.. ci tenevano isolate fino all’arrivo dell’esito negativo del tampone.. Da sole.. io e le mie lacrime.. Ricordo l’infermiera che mi ha assistita non aveva il cambio necessario per uscire e rientrare nella mia stanza, non c’erano abbastanza materiali di protezione nel caso io fossi positiva.. così al secondo prelievo della notte è dovuta stare con me fino al mattino quando il suo turno finiva e l’esito del mio tampone negativo arrivava.. “Dovete tenere la mascherina su naso e bocca.. giorno e notte..” Sola in quella stanza cercavo di tranquillizzarmi con il battito del tuo cuore che mi faceva compagnia ad ogni controllo e monitoraggio.

16 aprile 2020

Dopo qualche ora finalmente potemmo andare in TIN (terapia intensiva neonatale) un reparto che non avevo mai nemmeno sentito nominare.
Seconda emorragia Corsa in ospedale di nuovo.. Il tuo papà ovviamente fuori.. Ricordo all’ecografia di controllo in pronto soccorso le parole della ginecologa.. ”tieni la testa girata di là” Non potevo vederti in quello schermo anche se non capivo granché, ma volevo vederti.. Ma le sue mani sulla mia testa mi tenevano lontana da te… Altro ricovero, altro tampone, altro isolamento.. Il tuo papà mi mancava sempre di più.. le visite non erano concesse, neanche una volta scoperte negative; non potevamo lasciare la nostra stanza, non potevamo lasciare il nostro letto se non per necessità.. Ricordo le urla di una mamma vicina a noi di stanza quando le hanno comunicato di essere positiva.. voleva scappare, tornare a casa dalla sua famiglia, chiedeva cosa fosse successo e tutti cercavano invano di tranquillizzarla di farla stare calma.. io piangevo per lei per me per il mio bambino e volevo scappare, tornare nella mia casa, nel mio rifugio dove tutto sembrava normale.. sì perché anche lo stare obbligati a casa dal lavoro senza poter uscire era diventato normale e ormai bello.. più bello sicuramente di quelle stanze fredde di ospedale.. Ricordo il tuo papà che passava dal parcheggio del pronto soccorso per farsi vedere dalla finestra della mia stanza quando veniva a consegnare i miei cambi.. Quanto desideravo un abbraccio, un bacio, una carezza, invece no! ci dovevamo accontentare di una videochiamata.

01 maggio 2020

Terza emorragia.. Corsa in ospedale.. Le parole del mio ginecologo.. vieni di corsa che ci siamo.. Ma nelle mie orecchie non recepivo quel CI SIAMO come un messaggio corretto.. Arriviamo in pronto soccorso “Lei è la ragazza del cesareo d’urgenza?” Io “no no sono solo per una visita di controllo” “Salga sul lettino andiamo in sala parto”

Non credevo a ciò che stava per succedere.. è presto, dicevo, sono a 33 settimane, è presto.. troppo presto.. “Devo aspettare il mio compagno che sta parcheggiando..” “No, signora, tanto i papà non possono salire.. lo avviseremo noi per lei..” Qualcun altro stava per dire al tuo papà che stavi per nascere ed io non me lo perdonerò mai di aver perso quel momento..

Non volevo succedesse così in fretta, non volevo succedesse così.. avevo bisogno ancora di tempo.. avevo bisogno ancora di sentirti dentro di me.. e tu avevi bisogno ancora di me, del mio respiro, del mio nutrimento, del mio dolce cullare, delle carezze che ti davo, della musica che insieme ascoltavamo, dei baci del tuo papà, di quegli occhi dolci e pieni d’amore..

Dopo esattamente un’ora dalle sue parole il mio dottore ti portava alla luce.. erano le 23.09 e il mio cuore scoppiava già d’amore per te.

Ma ovviamente era presto per te, non c’era tempo per tutto l’amore che sognavo di dedicarti una volta nato

Avevi bisogno di ossigeno.. il tuo corpicino fragile aveva bisogno di cure.. e mi è toccato salutarti senza nemmeno poterti baciare, senza nemmeno poterti sfiorare, senza nemmeno annusare il tuo profumo, senza quegli sguardi da sempre desiderati.. Ma avevi bisogno delle loro mani..

Dopo due ore mi ritrovo in una stanza da sola al buio.. finalmente rivedo il tuo papà.. ancora siamo increduli di essere diventati genitori.. e di non averti tra le nostre braccia.. non strapazzarti di baci e dolci carezze come meritavi..

Aspettiamo l’ambulanza che d’urgenza ti porta a Lecco.. Finalmente ti rivedo.. così piccino in un’incubatrice da viaggio così gigante, così fredda e tu così piccino.. Il tempo stringe e tu hai bisogno di loro.. così tra le lacrime ti lascio andare.. ancora una volta senza poterti toccare, senza poterti annusare e riempire di baci e dolci carezze.. Le ore non passano, ancora mi sembra di sentirti dentro di me con quel ritmo che solo io e te sappiamo.. Il tuo papà purtroppo mi deve salutare.. chissà quando ci rivedremo.. insieme.. siamo felici, siamo genitori.. ah già, ma tu non sei con noi.. e non possono trasferire anche me a Lecco.. ambulanze ce ne sono poche e sono tutte prese per questo maledetto COVID!

Passano tre giorni infernali dove, tra lo sconforto della fatica nel riprendermi so che sei in isolamento e che anche a te è stato fatto il primo tampone.. In un nasino così piccino e dolce.. Sei chiuso in una stanza tutto solo…solo il tuo papà può farti sentire la mia vicinanza con dolci parole.. lui che mi riempie di foto quasi verosimili.. Nella mia testa non sapevo cosa aspettarmi.. chi ti avrà preso in braccio al posto mio? Chi ti avrà nutrito al posto mio? Piango, piango e spero che il tempo che ci divide passi velocemente, ma ogni ora sembra eterna.. Finalmente dopo gironi di sofferenza arriva il mio turno.. possono trasferirmi a Lecco.. Sono felice: presto ti vedrò.. Arrivati a Lecco mi visitano e mi rivisitano ma io volevo solo venire da te.. Marzia sei debole, mi diceva il dottore, ma io non volevo dargli retta, così decisi, una volta in camera, di partire direzione TIN..

Ogni metro di quel vuoto corridoio di ospedale mi sembrava lunghissimo

Questa maledetta mascherina che mi impedisce di respirare bene, i dolori, l’ansia quasi da prestazione.. sarò capace di prenderti in braccio, saprò amarti come meriti?? Riconoscerai che sono la tua mamma? Arrivo alle porte di questa famosa TIN.. Subito vengo fermata dalla prima infermiera che gentilmente mi spiega tutta la prassi COVID..si perché ora si chiama prassi COVID.. Può accedere solo un genitore per volta.. Scusate vuol dire che noi tre non possiamo stare insieme? esatto.. Lavaggio mani.. Sopra sotto dentro le dita strofina strofina fino allo scattare della sveglietta..2 minuti eterni! E ancora gel disinfettante..sopra sotto dentro le dita..e infine guanti.. Non potevo toccare nulla se non prima essermi passata il disinfettante sui guanti.. Cammino lenta e vedo queste facce nascoste dietro a delle mascherine.. una più dolce dell’altra tutte prese tra pianti suoni orari e prassi da rispettare.. Ancora sembra tutto surreale.. Arrivo davanti a te..non ci credo ancora ti vedo li pieno di tubicini che fuoriescono dal tuo esile corpo, piango e mi chiedo ancor a il perché di tutto questo..vorrei solo abbracciare il tuo papà..e farmi dire che andrà tutto bene ma non si può.. già la prassi COVID!

La dolce Alda mi spiega di te che sei forte e grintoso..che respiri da solo ma hai bisogno di un aiutino per cui sei stato attaccato ad un affare che si chiama c-pap.. Che mangi 8 ml di latte, che stai facendo una cura antibiotica, che gli esami stanno per arrivare e tante altre cose, ma la mia testa recepisce poco e niente di tutto ciò. Io voglio solo abbracciarti, ma devo aspettare ancora un po’..

Il giorno successivo mi danno il premesso di farlo e io mi sciolgo come neve al sole.. niente e nessuno tra di noi..

solo tubi, fili e il maledetto COVID vorrei che il tuo papà ci abbracciasse insieme e che ci riempisse di dolci carezze come solo lui sa fare.

Invece ci troviamo la sera a raccontarci due versioni di te separate.. come stessimo raccontando due storie differenti ma di una sola famiglia, la nostra..

I primi giorni era tutto così nuovo tutto, così inaspettato.. Ogni volta che un monitor suonava tutti ci guardavamo per capire chi fosse.. vedevo le altre mamme abili nel muoversi nel reparto, conoscevano tutti gli spazi, ormai si conoscevano tutte e nella sala mungitrice tutte che toglievano dei gran ml di latte.. io dopo 40 minuti una delle prime volte tolsi sì e no 20ml.. Quando lo mostrai fiera all’infermiera, dolcemente mi disse che andava bene così, che ero comunque stata bravissima, ma mi sentivo inferiore a quella comunità di mamme così esperte, così a conoscenza di tutto.. Piangevo tanto ogni volta quando mi trovavo da sola in quella saletta dalle poltroncine gialle di fronte a un mega frigo dove tutte le altre mamme ponevano i loro mille ml di latte insieme ai mie scarsi 20/30ml.. Non potevamo stare più di due mamme per volta, maledetta prassi COVID, così aspettavo sempre che il gruppo di mamme uscisse per chiudermi lì, io e il mio tiralatte.. Io che ho sempre sognato di nutrirti dal mio seno, ora lo dovevo fare meccanicamente tramite quella macchina infernale gialla..

Ogni giorno leggevo tutte le locandine di tutte le attività che potevano svolgere le mamme con i propri bimbi, sì proprio lì dove io per accedere dovevo ricoprirmi di disinfettante.. Immaginavo se fosse successo tutto in un altro periodo.. come avrei potuto affrontare meglio tutto ciò con la semplice vicinanza del tuo papà.. magari delle tue nonne che non vedevano l’ora di vederti.. Ogni mattina a casa mi svegliavo e sapevo che l’unica cosa che volevo fare era salire in macchina per quelle strade deserte e venire da te..

Giorno dopo giorno impari a bastarti e inizi a conoscere mamma dopo mamma, e ritrovi un po’ di te in ogni storia: tutte con la stessa solitudine, tutte con la stessa voglia di famiglia

Passano i giorni e tu diventi sempre più forte.. ma io sono nel pieno sconforto nell’attesa ti venga fatto un esame specifico al cervelletto.. ogni sera piango abbracciata al tuo papà e ci sentiamo così soli senza di te..

Dopo mille lacrime la cara e dolce Anna, dopo avermi spazzato le orecchie ed avermi infuso un po’ di positività, ci fa il regalo più grande che potesse fare.. fece entrare il tuo papi mentre per la prima volta ti cambiavo il patello sul fasciato.. ovviamente prima disinfettato accuratamente con alcool, prima e dopo.. ben distanti, ben disinfettati, ben protetti da guanti e mascherine, ma eravamo insieme e io non feci altro che piangere dall’emozione più grande mai provata.

Siamo noi, siamo mamma e papà.. La vita in ospedale di una mamma TIN in tempo di COVID non è certo stata delle migliori.. mille restrizioni, mille protezioni.. mille divieti.. ma una cosa posso garantire..

…nemmeno un istante mi sono sentita sola, lasciata ai miei pensieri negativi.

Perché, diciamocelo, ogni giorno c’è qualcosa, ogni giorno c’è qualche novità che allunga la dimissione.. ogni giorno una paura diventa reale.. e allora ogni infermiera è lì pronta a prendersi cura dei nostri piccoli, giorno e notte, con una dedizione così forte, quasi palpabile con mano.. impossibile non affezionarsi a chi ha amato così tanto il tuo bimbo! Chissà cosa rimarrà nei nostri ricordi.. chissà quando potrò raccontarti tutto questo.. chissà quando ti racconterò che il mondo si era completamente fermato per colpa di un virus, ma che la natura e l’amore sono senza confini.. e nemmeno una pandemia mondiale ha potuto fermare tutte le nascite di questo strano periodo.

Un giorno ti racconterò di tutto questo.. ti racconterò di tutti gli abbracci e baci non dati.. ti racconterò delle nostre giornate in TIN.. Ti racconterò di quanto la tecnologia sia diventata la nostra più importante arma per poterti far conoscere a chi ti ama.. importante per poter parlare e guardare negli occhi tutti i nostri cari.. Ti racconterò delle notti insonni passate a farmi domande sul domanti.. Ti racconterò dei super poteri che hanno avuto quelle splendide dottoresse ed infermiere.. e di quel super uomo di tuo padre che mi sapeva calmare in tutti i miei momenti no..

Ringrazierò per tutta la vita tutte una ad una! Ogni dottore, ogni persona che ha reso possibile le nostre dimissioni dopo un mese esatto!

Il giorno più bello della nostra vita, il giorno del nostro nuovo percorso di vita insieme, in tre, una famiglia!

Marzia e Daniel mamma e papà di Lorenzo, oggi 1 anno 5 mesi e 18 giorni di amore puro!

Lorenzo, prematuro ai tempi del COVID

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